In linea con il focus del nuovo progetto di Paola, Another Point of View, provo a contaminare due ambienti che negli ultimi anni hanno riempito la mia esistenza: l’equitazione di campagna e Facebook, anche se così poco sembrano avere in comune.

 

Facebook equitazione di campagnaParto dal presupposto che, oltre al fatto di godere di buona salute fisica e psichica, saper montare decentemente significa soprattutto sapere condurre bene il cavallo in campagna. Do per scontate le conoscenze e le capacità tecniche necessarie per questo tipo di attività, e provo invece a soffermarmi brevemente su cinque requisiti che per me si dovrebbero avere per fare del buon trekking, e come questi possano costituire una guida per ben comunicare e relazionarsi su Facebook.

 

1. Buona educazione e autocontrollo

La buona educazione non è sinonimo di belle maniere, ma qualcosa di più intimo e profondo, che consente a chi ne è dotato di conoscere e rispettare i propri doveri e gli altrui diritti, compreso quello di non dover essere costretti a subire, ad esempio, una compagnia volgare. Peraltro le escandescenze verso gli altri (meno che mai verso il cavallo) non servono a niente, distolgono dalla causa della contrarietà e danno un’immagine inadeguata della propria personalità.
… e per Facebook? Le velocità esponenziali e le molteplici presenze del social in blu rendono queste prime considerazioni una base imprescindibile su cui costruire solide relazioni.

2. Senso di responsabilità e prudenza

Responsabilità verso il cavallo è superfluo dirlo, ma anche verso se stessi (allenamento, abbigliamento idoneo, cura delle attrezzature, ecc.).  La prudenza non come paura o vigliaccheria, ma come rifiuto della temerarietà, ponendo a rischio animale e cavaliere, ma vale anche per le… relazioni.
… e per Facebook? Tempo dedicato alla conoscenza del network, ricerca di uno stile personale, creazione di buoni contenuti, ecc.

3. Animo sportivo e determinazione

Intendo la capacità morale di imporre a se stesso di sopportare gli sforzi fisici e la fatica nei limiti del proprio organismo, mettendoci impegno, costanza e regolarità della propria azione. Saper affrontare freddamente le situazioni pericolose che inevitabilmente nell’equitazione di campagna prima o poi si presenteranno, ricordando che il cavallo, nella sua immensa sensibilità, percepisce immediatamente la paura del suo cavaliere facendola sua. Il che non significa la ricerca del rischio, che sarebbe temeraria incoscienza, in contrasto con il senso di responsabilità.
… e per Facebook? Nell’universo virtuale vanno crescendo gli effetti della SMAD (Social Media Anxiety Disorder), ovvero ansia o stress da social media, in cui vengono sempre più inseriti i casi di mancanza di auto stima, disturbi dell’alimentazione, complessi di inferiorità o semplice senso di inadeguatezza a seguire tutto quello che “galoppa” su Facebook. Questi sono segni evidenti di un approccio né sportivo, né determinato.

4. Spirito d’avventura e curiosità

È l’ultima scintilla ancora coltivabile del gran fuoco di razionale curiosità, che ha mosso gli esploratori del passato, non necessariamente indispensabile a percorrere la campagna (almeno in una terra tanto popolata come l’Italia), motivo tuttavia di belle e oneste soddisfazioni, per chi le coltiva.
… e per Facebook? La stessa scintilla che ha portato molti, soprattutto tra i meno giovani, ad affrontare il mondo di Facebook.

5. Cultura

Infine la “cultura”, non certo quella che fa riferimento alle nozioni tecniche alle varie discipline che possono essere utili in campagna, già precedentemente date per scontate, bensì le nozioni di altre scienze, che – non indispensabili all’esercizio sportivo -, sostengono però una più profonda e cosciente fruizione dell’ambiente attraversato.
… e per Facebook? La cultura personale si alimenta e si nutre delle quotidiane condivisioni, i contenuti danno senso e gusto all’ambiente virtuale, poiché le relazioni sono il nesso su cui viaggiano status e notifiche, mentre il coinvolgimento e la corrispondenza sono a tutto vantaggio di notizie, sentimenti ed emozioni.

 

Chiudo il post con una riflessione sul suo perché. In questa manciata di anni (11 per l’esattezza), ho letto moltissime riflessioni su Facebook da parte di esperti, giornalisti e a volte filosofi e psicologi. Tutti punti di vista importanti e interessanti per comprendere una realtà ancora così giovane e quindi in via di sviluppo, ma credo sia anche il momento che chi lo vive tutti i giorni entri nel dibattito, in quanto artefice di quella parte del social network che tiene in movimento questa enorme struttura, rendendola viva con il proprio tempo, la propria esperienza, le relazioni e soprattutto le proprie idee. La mia passione ed esperienza con i cavalli diventa, con questo articolo, il mio modo di guardare Facebook.

 

3 Risposte

  1. Roberto Rizzardi

    La settorialità del contesto nel quale Gianfranco esprime le sue considerazioni facilita la distillazione dei 5 principi e questi, in quanto ridotti alla loro essenza, si prestano magnificamente non solo ad ogni tipo di interazione sociale, ma anche a costituire il viatico del proprio comportamento.
    È un po’ quello che accade anche nelle arti marziali, il cui valore aggiunto parte molto prima della tecnica di combattimento, che risulta esaltata, o depressa, dalla capacità di aderire ad un codice comportamentale.
    Aderire ai 5 principi messi in evidenza da Gianfranco ha effetti sul proprio modo di essere e di rapportarsi con gli altri, ma anche sul modo di comunicare le proprie proposte e conseguire gli obiettivi che ci si prefigge di raggiungere.
    Facilita l’armonia, senza la quale i nostri sforzi si disperdono e divengono meno efficaci, rende personalmente migliori e professionalmente più proficui.
    Trovo che tutto ciò sia particolarmente importante in tempi come questi, nei quali è l’obiettivo che trascina chi agisce, e non il contrario, con i risultati che, per esempio nel settore bancario, sono sotto gli occhi di tutti.

    Rispondi
  2. Antonio

    Sembra un articolo su facebook con la metafora dell’equitazione. E invece per me è ben di più che un articolo su cavalli e web: questo connubio di campagna e bit che ci propone Gianfranco è in realtà uno stimolo a pensare e ad applicarlo alla realtà. Alla realtà del sociale, dei gruppi, delle relazioni, delle organizzazioni, della politica.
    I 5 punti del contributo: buona educazione e autocontrollo; senso di responsabilità e prudenza; animo sportivo e determinazione; spirito d’avventura e curiosità; cultura. Pensiamoli applicati a certi vergognosi dibattiti nelle aule parlamentari, pensiamolo in certi gelidi consigli d’amministrazione; pensiamoli negli studi legali dove si scrivono proposte di legge cavillose e truffaldine; pensiamoli in ogni dove si scriva sulla base di “sentito dire”, di stereotipi e pregiudizi. Pensiamo alla pervicace e ostinata guerra contro la cultura in nome del “fare”. Pensiamo all’intervento in aula di Razzi……I 5 punti proposti non sono metafora, ma sono secondo me punti di una rivoluzione etica. Dai cavalli in campagna e da facebook in realtà si salta su un tema ormai tabù, l’etica. Grazie Gianfranco.

    Rispondi
  3. Gianfranco Personé

    Roberto e Antonio, grazie dei vostri commenti, entrambi avete colto il senso. Il comportamento umano non può essere scevro da alcune linea guida. Il poter andare con il cavallo in campagna, soprattutto quando sono da solo, e tramite l’attento uso dei numerosi stimoli che si realizzano nel corso della interazione con lui e la natura circostante, mi ha permesso negli anni di ricercare un equilibrio interiore e psichico. Il mio riconsiderare, alla luce di questa esperienza, molte cose della vita attuale e passata non è altro che un riscoprire valori. Il nostro innato adattarci all’ambiente circostante, qualunque esso sia, non può e non deve snaturare l’essenza dell’uomo, il nostro essere il nostro esistere. L’unità stessa dell’esistenza del singolo, il suo impegno esistenziale e relazionale, la più profonda dimensione dell’uomo, non devono perdersi mai e in nessun modo. Dare coerenza alle nostre azioni, dovunque e comunque. Un certo K. Marx ha detto: “Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma al contrario il loro essere che determina la loro coscienza”. L’immediatezza è la contemporaneità dell’esternazione e dell’interiore, questo assegna direzione e significato alla prassi come momento umano totale, come tentativo cioè di fare del mondo un mondo tutto umano. Questo può avvenire solamente se la prassi si basa sulla fondatezza e sulla adeguatezza, credibilità e condivisibilità, chiarezza e esplicitazione, non contraddittorietà e grado di criticità dei princìpi e dei criteri che presiedono alla sua formulazione e gli obiettivi sottesi. Infine le nostre frequentazioni sui social network, per me, non possono che rispettare queste regole e semmai favorire un nuovo equilibrio tra l’uomo e il mutato ambiente socio-culturale e tecnologico, ma senza perdere l’uomo.

    Rispondi

Rispondi a Antonio Cancella commento

La tua email non sarà pubblicata