Là dove il linguaggio supera i confini del vissuto, del detto, del conosciuto c’è la poesia. Uno sguardo oltre, che obbliga il comune mortale a dimenticare la certezza del suolo che calpesta ogni giorno, per vivere l’invisibile. Non ciò che non è, ma ciò che non si vede.

 

Wislawa-SzymborskaTra le più grandi c’è Wislawa Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012), poetessa e saggista polacca premiata con il Nobel nel 1996. Autrice di raccolte imperdibili, come: Vista con granello di sabbia, Grande Numero, Gente sul ponte, Uno spasso.
Leggere una delle sue poesie è come svegliarsi dal torpore del pensiero comune, abbandonare la strada che ogni mattino percorriamo per andare al lavoro e lasciarsi attrarre da un’alternativa mai percorsa prima.
Una qualità che troviamo in lei ogni volta che la incrociamo, non solo nella sua poesia. Un’intelligenza, dolce e dirompente al tempo stesso, che le fa pronunciare queste parole al discorso in occasione della consegna del premio nobel: “… l’ispirazione non è un privilegio esclusivo dei poeti o degli artisti in genere. C’è, c’è stato e sempre ci sarà un gruppo di individui visitati dall’ispirazione. Sono tutti quelli che coscientemente si scelgono un lavoro e lo svolgono con passione e fantasia. … Allora anche carnefici, dittatori, fanatici, demagoghi in lotta per il potere con l’aiuto di qualche slogan, purché gridato forte, amano il proprio lavoro e lo svolgono altresì con zelante inventiva. D’accordo, loro “sanno”. Sanno, e ciò che sanno gli basta una volta per tutte. Non provano curiosità per nient’altro, perché ciò potrebbe indebolire la forza dei loro argomenti. E ogni sapere da cui non scaturiscono nuove domande, diventa in breve morto, perde la temperatura che favorisce la vita.

In lei la poesia è donna. Intelligenza e arte, diverse. Ribellione che non necessita di forza, forse perché padrona della sua possibilità di essere oltre, semplicemente e indiscutibilmente.

Vietnam

Donna, come ti chiami? – Non lo so.
Quando sei nata, da dove vieni? – Non lo so.
Perche’ ti sei scavata una tana sottoterra? – Non lo so.
Da quando ti nascondi qui? – Non lo so.
Perche’ mi hai morso la mano? – Non lo so.
Sai che non ti faremo del male? – Non lo so.
Da che parte stai? – Non lo so.
Ora c’e’ la guerra, devi scegliere. – Non lo so.
Il tuo villaggio esiste ancora? – Non lo so.
Questi sono i tuoi figli? – Sì.

Donna che parla di donne e un solo verso come ribellione all’onnipotenza della violenza cieca che non può distruggere tutto. Come molte donne ha percorso la stessa nostra storia, in silenzio, come rappresentante di un’immagine femminile che non si vede ma c’è. Vissuta per molti anni senza gli onori quotidiani della cronaca, è riuscita a incidere la pelle della nostra storia come una cicatrice che racconta di una vita vissuta.

Ritratto di donna

Deve essere a scelta.
Cambiare, purché niente cambi.
E’ facile, impossibile, difficile, ne vale la pena.
Ha gli occhi se occorre, ora azzurri, ora grigi,
neri, allegri, senza motivo pieni di lacrime.
Dorme con lui come la prima venuta, l’unica al mondo.
Gli darà quattro figli, nessuno, uno.
Ingenua, ma è un’ottima consigliera.
Debole, ma ce la farà.
Non ha la testa sulle spalle, però l’avrà.
Legge Jaspers e le riviste femminili.
Non sa a cosa serve questa vite, e costruirà un ponte.
Giovane, come al solito giovane, sempre ancora giovane.
Tiene nelle mani un passero con l’ala spezzata,
soldi suoi per un viaggio lungo e lontano,
una mezzaluna, un impacco e un bicchierino di vodka.
Dove è che corre, non sarà stanca?
Ma no, solo un poco, molto, non importa.
O lo ama, o si è intestardita.
Nel bene, nel male, e per l’amore del cielo.

 

Si può rispondere in molti modi a quello che sta succedendo all’immagine femminile negli ultimi anni: l’avvilimento del suo corpo reso icona di plastica e uguale per tutte ad ogni costo, la sottrazione costante alla sua identità e possibilità di scelta, la morte come risposta alla sua libertà e al rifiuto. Io ho scelto lei, Wislawa Szymborska, e in particolare ciò che amo di più delle sue poesie, il silenzio. Lei, quel silenzio che circonda la nostra storia nei millenni e che diventa destino di condanna per la nostra diversità, lo sposta coerentemente prima di tutto e dentro tutto. Basta fermarsi un attimo il tempo prima di leggere una sua poesia per avere la sensazione di vederlo li, fonte d’ispirazione e inizio di tutte le cose.

Un silenzio da cui scaturisce la parola e che continua ad esistere fino al punto finale, e per qualcuno anche dopo. Un silenzio speciale. Quello che precede e caratterizza la creazione.

 

10 Risposte

  1. Antonio

    …e poi, rileggo ancora il tuo scritto, le ultime righe. E penso che in questo momento, leggendo i fatti di cronaca, e pensando a quel che sta succedendo all’immagine femminile, la tua proposta poetica, la tua proposizione di “poesia”, assume i caratteri di una silenziosa fragorosa risposta rivoluzionaria! Ancora grazie

    Rispondi
    • Paola Cinti

      Grazie a te! Penso che un’analisi dei fatti non sia più sufficiente come risposta a quello che sta succedendo. Forse è arrivato il momento di cominciare a chiederci quali immagini femminili si sta cercando di nascondere costringendoci a discutere del nulla come se invece fosse importante…

      Rispondi
      • Antonio

        Hai ragione! Mi chiedo quale sia questa nuova immagine che si cerca di nascondere, e credo che sia un’immagine di donna che ha una sua identità forte, in cui siano fuse potenza intellettuale, ricchezza di sentimenti e immagine interna di bellezza… che tra l’altro costringe l’uomo ad una diversa immagine di sè, nel privato e nel sociale….
        Qualche giorno fa, ad un convegno sulle Pari Opportunità, la Bonino ha detto che forse è il momento di uscire dalla questione femminile in cui la donna o è “madre e sposa” o “improbabile signorina” 🙂

  2. Paola Cinti

    Hai colto nel segno quando dici: “costringe l’uomo ad una diversa immagine di sè, nel privato e nel sociale”.
    Il nucleo è questo… quali contorni ha la marionettistica ribellione a queste dolce violenza? Quanto è difficile comprenderne la necessità per evitare di girare intorno senza andare mai avanti? 🙂

    Rispondi
    • Antonio

      Difficile la comprensione della sua necessità. Difficile definizione dei contorni di una ribellione “marionettistica”. Ma difficile se fatto da soli. Ancor più difficile se fatto “da solo” come uomo. Credo che la risposta stia, come uomo, nell’assumere una posizione di ascolto e accettazione, e provare a “comprendere” il tutto in un rapporto con una donna che proponga questa nuova identità. Anche se è faticoso, scomodo, e portatore di possibili crisi.

      Rispondi
  3. Roberta

    Paola cara, bellissimo quello che scrivi. Ma sai più di tutto cosa ho apprezzato di te? Il fatto che mi hai fatto spostare il punto di vista. Succede “davvero” solo raramente, perché siamo tutti portati a rimanere nelle nostre posizioni e per questo, a scontrarci. Con te invece è stato bellissimo vedermi mentre mi spostavo a guardare le cose, le stesse cose, da un’altra angolazione.
    E si, hai ragione, noi donne abbiamo fatto e stiamo ancora facendo una grande grandissima rivoluzione. E non saranno queste stupide 4 bugie che vogliono darci una visione bidimensionale e depressa della realtà a fermarci.

    Rispondi
    • Paola Cinti

      Visto che questo post lo dedico soprattutto alla nostra chiacchierata, direi che ero sicura che ti sarebbe piaciuto 🙂
      Grazie per quello che scrivi e si, non saranno queste 4 bugie a farci “sparire” perché non ci sono riusciti prima con armi molto più potenti!

      Siamo sicuramente pronte a raccontare di una rivoluzione possibile che sta già delineando i confini futuri, altrimenti perché tanto accanimento?

      Rispondi
  4. Roberta

    Esatto. Beh si sa, quando ci si sente minacciati, quando la supremazia di un gruppo su un altro perde forza, allora scatta la violenza. La storia ci insegna. Non so neanche a questo punto se conviene far finta di niente o smascherare la bugia…ma la riflessione che mi viene è piuttosto quanto è sempre divertente e sorprendente scoprire la multidimensionalità della realtà e come è sempre più difficile conservare la sensibilità che ti permette di osservarla e “sentirla”….

    Rispondi

Rispondi a Roberta Cancella commento

La tua email non sarà pubblicata