Gli aggiornamenti del sito sono necessari perchè esso possa continuare ad esistere nel web. Per questo motivo abbiamo scelto di definire questa fase con la frase “you are here” che indica il “dove siamo” in una mappa molto grande e intrigata. 

 

Succede sempre durante le feste. I template con cui costruiamo i siti per i nostri clienti si aggiornano e non tutto va per il meglio. Lorenza lo dice sempre: “non possiamo scegliere template che non siano stati scaricati almeno da altri 1000 utenti. Sotto questa cifra non abbiamo garanzie di un corretto aggiornamento e l’assistenza in caso di problemi.”

Di cosa stiamo parlando?

Quando realizziamo un sito la prima scelta che dobbiamo fare riguarda il template da utilizzare. Si tratta di una piattaforma già strutturata che noi adattiamo alle esigenze del cliente in termini di architettura delle informazioni, contenuti e immagini.
Quindi i siti non li costruiamo con calce e mattoni? La risposta è “si e no”.

Fino a qualche anno fa era prassi consueta quella di realizzare siti su misura per ogni cliente, oggi non è più possibile. Un sito dovrà essere accessibile da molteplici device (pc, portatili, tablet, smartphone, etc.), visibile da svariati browser di navigazione (explorer, firefox, chrome, safari, etc) e condivisibile su differenti piattaforme (Facebook, Linkedin, Twitter, Google+, etc), il tutto in una condizione di continuo aggiornamento ed evoluzione. Impossibile e costosissimo creare quindi siti che si adattino a situazioni così diverse e così poco stabili.

WordPress e i template ci hanno risolto (in parte) il problema. Scarichiamo strutture già pronte, flessibili e continuamente aggiornate che poi adattiamo alle diverse esigenze e ai diversi ambienti. Tutto sommato un grande vantaggio tecnico, ma anche la possibilità di dedicarci in pieno alla realizzazione dei contenuti, quindi a ciò che fa la differenza tra un sito e un altro.

Gli aggiornamenti del sito sono un problema?

Aggiornamento del sitoNon parlerei tanto di problema, ma di “fase critica”, ovvero l’aggiornamento. In questi precisi momenti le fondamenta con cui lavoriamo vengono rese più solide, ma possono anche evidenziarsi alcune piccole crepe. Più gli aggiornamenti sono rilevanti e meno sappiamo quali saranno le ripercussioni sul prodotto finale: immagini che cambiano di dimensione, elementi che spariscono misteriosamente dalla vista, pagine che cambiano layout.

Per noi niente di grave visto che possiamo contare su esperti pronti a risolvere eventuali problemi, ma per il cliente questa situazione è vissuta come “errore” e per alcuni di loro è la manifestazione della nostra incompetenza o incuria. Un momento per noi abbastanza facile da affrontare, ma a volte molto difficile da spiegare. Fortunatamente alcuni clienti si aggiornano alla stessa velocità del web e quindi sono a tutti gli effetti 2.0 e in procinto di evolversi verso il 3.0.

Ok, ma non si potrebbe evitare?

Certo che si. Ma prima di scegliere questa strada, apparentemente meno impervia, è bene avere le idee chiare sulle conseguenze.

Oggi un sito è un piccola rotellina di un complesso ingranaggio composto da elementi ben più grandi e in continuo movimento. Sto parlando di Google e del suo algoritmo di posizionamento oppure dei social network che variano in continuazione i parametri di visualizzazione, facendoci impazzire con le misure delle immagini, i titoli e le descrizioni.
Sono solo esempi, perchè la complessità di questo ingranaggio è molto difficile da spiegare in una frase.  Tutto il mondo web è il prodotto di dinamiche continue di stimolo/reazione tra tecnologia e persone.

La piccola rotellina che è il tuo sito, se “incastrata” correttamente con tutte le altre si muoverà all’unisono, traendo vantaggio dal movimento di quelle circostanti e contribuendo attivamente al risultato globale.
Un sito che non risponda all’esigenza di essere parte di un sistema più ampio, vedrà prima spezzarsi i dentini che lo connettono ad altre realtà e infine verrà espulso dal sistema perché inutile e poco intellegibile.

Credo che questa sia una delle tante facce del prisma chiamato “Social” e che capire sintassi e semantiche di questo linguaggio sia da una parte tecnicamente indispensabile, ma dall’altra ci possa dare un’idea del mondo in cui viviamo oggi attraverso i luoghi che frequentiamo. 

 

4 Risposte

  1. Lorenza

    Come scrive Paola lo dico e lo ribadisco!
    Le piattaforme invecchiano, la tecnologia avanza veloce, i sistemi evolvono rapidamente. In questo settore il cambiamento è parte del processo. Se vuoi “esserci” devi essere in grado di affrontarlo.

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    • Paola Cinti

      Grazie Lorenza, in effetti muoversi “in un cambiamento che è parte del processo” è il vero valore del nostro lavoro. Un po’ come esplorare e conoscere un territorio per poi guidare i nostri clienti perché possano costruire i loro “luoghi”.

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  2. Antonio

    Grazie per questo “illuminante” contributo! Estraggo dalla tua chiusa dell’articolo “Credo che questa sia una delle tante facce del prisma chiamato “Social” e che capire sintassi e semantiche di questo linguaggio sia da una parte tecnicamente indispensabile”….ecco credo che noi clienti dovremmo avere l’umiltà di realizzare che ormai l’ingegneria dei Social, ma più in generale questo nuovo mondo web in cui viviamo, non sia più autogestibile in modo individuale, approssimativo e dilettantesco. Quanto tu esemplifichi con parametri e rotelline di ingranaggi ci dice che è indispensabile ormai interfacciarsi con professionisti della “sintassi e semantica” del web e dei social. Come essere passati dai barbieri che facevano i chirurghi agli esperti di interventi laser. E’ un fatto. E hai reso chiaro i perchè e i percome. Complimenti! 🙂

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    • Paola Cinti

      Grazie a te! In realtà buona parte delle nostre conoscenze derivano dall’ascolto di una moltitudine di persone che ogni giorno regala al mondo “Social” idee, elaborazioni, stimoli e approfondimenti, confrontandosi, raccontando e condividendo con altre persone quello che amano oppure no.
      Se ci pensi una ricchezza immensa che ormai solo una piccola cricca di irriducibili si ostina a non voler vedere.

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