Donald Trump President: il nuovo presidente USA inaugura l’era dell’homo trumponianus. Verità e realtà all’epoca del “io conto zero”. Che fare? Questo ultimo scorcio di storia dell’umanità è stato definito dagli informatori mediatici in molti modi: “alba del terzo millennio”, “epoca dell’informazione mediatica 2.0”, ecc. ecc. Io, visto che gli americani hanno deciso di incoronare Donald Trump come nuovo presidente USA, ho deciso di definire questi anni che andremo a vivere, come l’era del “io conto zero”. “Io conto zero” ovviamente dal punto di una possibilità di partecipazione politica che possa contare realmente. I sociologi da tempo ci avevano avvertito che più le comunità sono in crisi economica e più aumentano gli introiti delle società che gestiscono i giochi d’azzardo. Questo fenomeno è dovuto all’altissimo tasso di irrealtà che pervade il nostro ambiente culturale abituato da millenni a vivere a braccetto con un pensiero magico/religioso pervasivo. C’è un problema economico? Ebbene invece di cercare il modo di uscirne fuori, magari pensando a come poter interagire con questo dato di realtà che dice “crisi economica”, si preferisce credere ad un miracolo che interverrà a sanare le finanze del malcapitato che dilapida compulsivamente le sue ultime sostanze anziché tenersele ben strette. Illuminante a questo proposito è ciò che osserva Paul-Olivier Dehaye, esperto di proiezione dati a proposito delle strategie elettorali di Trump: La strategia di Trump sembra essere stata quella di dire qualsiasi cosa e il suo contrario, per poi lasciare ai suoi esperti di social media il compito di assicurarsi che ogni potenziale votante sentisse quello che voleva sentire. E grazie a un sistema di comunicazione social-mediatico fortemente integrato e strettamente monitorato la tattica sembra aver funzionato benissimo. Trump in quell’America – che da tempo ha annullato la realtà credendo al dogma delle “armi di distruzione di massa” et similia – ha riciclato un antico sistema tanto invisibile quanto inconsciamente persuasivo: l’alienazione religiosa. Il cittadino americano “io conto zero” è tornato alla credenza e nell’immagine del “Santo Trump patrono d’America” su cui ha alienato, ha inserito, ha proiettato le proprie istanze esistenziali. La sua miserrima griglia critica, ormai opaca e piena di buchi conoscitivi, non gli permette un pensiero coerente e consequenziale e quindi egli si affida alla credenza del santo patrono della patria adattandola e adeguandola alla propria realtà umana “quel tanto che basta per …”. A questo punto l’icona di Trump, presente nella mente degli americani che lo venerano, non è più legata a ciò che dice e a ciò che fa. Men che meno è legata alla sua reale realtà umana. È legata invece ad una irrealtà metafisica che corrisponde alla realtà identitaria del “credente” che crede ciecamente di lui. Attraverso questa dinamica psichica patologica, il nuovo presidente USA viene investito dalla percezione delirante del credente che lo trasforma a propria “immagine e somiglianza” ammantandolo dei propri desiderata. Et voilà le jeux sont fait: scatta l’identificazione con l’essere venerato e quindi per il devoto diviene impossibile decifrare gli atti del presidente tycoon che verranno sempre e comunque interpretati non solo come buoni e sacrosanti ma addirittura come se fossero stati indotti dal “credente” che lo ha votato: “Trump ha fatto questo perché sapeva che mi avrebbe fatto piacere” dirà a se stesso in un delirio di riferimento il fedele devoto all’icona trumponiana. Se vogliamo guardarlo dal mero punto di vista utilitaristico, è stato trovato un sistema geniale di comunicazione capace di indurre ad un drammatico autoinganno, una trappola da cui è difficile uscire indenni. Un sistema non casuale ma studiato a tavolino dove la «verosimiglianza desiderata» assurge a unica verità possibile. [Per approfondire, clicca qui.] Vero o falso? Web o informazione mediatica tradizionale? È chiaro, o perlomeno a me sembra tale, che sbagliarsi al punto tale di votare un individuo come Donald Trump – definito da l’etologo Desmond Morris un “artista della truffa” – è un fenomeno che, viste anche le dimensioni, dal punto di vista della capacità di discernimento, per il genere umano è quantomeno imbarazzante. Infatti moltissimi “votanti berlusconiani occulti” erano talmente imbarazzati dal proprio discernimento da negare pervicacemente di essere parte di coloro che votavano per l’ex cavaliere di Arcore. Visto che queste inconsapevoli identificazioni sono diventate ormai un fenomeno preoccupante, ci sarebbe da chiedersi per quale motivo queste persone non riescano a distinguere il vero dal falso e il buono dal cattivo. Infatti me lo chiedo e mi rispondo: gli esseri umani nascono con la capacità di scegliere tra umano e disumano. Se perdono questa capacità naturale di discernimento significa che durante la loro esistenza accade qualcosa che annulla totalmente o parzialmente questa loro capacità. Visto che però non opero nell’ambito che si occupa della psiche, non vorrei entrare troppo nello specifico. Vorrei invece rimanere nella zona “buon senso comune”, che mi permette di capire e spiegare meglio i sistemi informativi/disinformativi. Sistemi che, plasmando la percezione della realtà di quella “cosa” che una volta si chiamava “l’opinione pubblica”, creano prêt-à-porter per creduloni da indossare adattandoli al proprio gusto con piccoli e sapienti tocchi di delirante soggettività. I pochi che si salvano dalla padella mass mediatica spesso saltano nelle braci ardenti di disinformazione della rete. Che fare? Il nodo della questione è: come faccio a riconoscere e a “capare”, dividendo il vero dal falso, la verità di avvenimenti complessi utilizzando quel torrente impetuoso di informazioni che esonda da ogni lato? Sono e siamo ormai invasi da informazioni non verificabili che appaiono sullo schermo di computers, smartphones, televisori, tablets. È quindi quasi impossibile “capare” con onestà intellettuale la notizia “vera”, farla propria e divulgarla. Inoltre l’informazione di una notizia è sempre l’interpretazione di un fatto che presuppone un filtro soggettivo: c’è un accadimento materiale – un discorso, un fatto, una decisione politica ecc. ecc. – e c’è, da parte del recettore, l’assunzione della comunicazione di quell’accadimento attraverso un mezzo mediatico che presuppone l’interferenza di uno o più individui che interpretano ciò che è accaduto. So e sappiamo che il “circo mediatico” è controllato soprattutto dagli imperi finanziari e dai loro vassalli – la caste politiche – e che quindi esiste una forte tendenza da parte dei mass media a trasformare le notizie. Abolita la mistificazione palese basta una parolina qua e un commento gettato con nonchalance là per trasformare completamente il contenuto e quindi il senso di quanto è accaduto. Se fino a poco tempo fa l’informazione ribelle del web aveva in qualche modo arginato le pessime abitudini mass mediatiche costringendo gli informatori ad essere un po’ più “veri”, ora non è più così. Ora il vento è decisamente cambiato. Il divenire della propaganda ci dice: prima c’erano solo i mass media in mano ai duci delle stirpi manageriali che si contendevano il potere propagandistico e attraverso televisioni e carta stampata creavano l’opinione pubblica. Poi si sono formate due trincee: di qua gli alfieri della rete telematica che si ribellavano criticando le omissioni, le mezze verità, le menzogne degli informatori mediatici tradizionali, di là le caste giornalistiche istituzionalizzate. Caste tribale guidate dai “signori dell’informazione” asserragliate nella roccaforte dell’Ordine dei Giornalisti che schifavano sia tutto ciò che non appariva sullo schermo delle loro reti, sia ciò che non odorava di quell’inchiostro che imbrattando la carta dava alla notizia un che di sacrale. Vi ricordate il rito del cappuccino con giornali spiegati tra le tazze fumanti e i cornetti? Sembra lontano ed è l’altro ieri! Ora vige il caos informatico causato da vari individui che, sempre generalizzando, si dividono in due folte categorie: la moltitudine infinita di “webioti” che sprecano il loro tempo a postare tutto ciò che corrisponde non al “vero, verificato e certificato” ma a ciò che più gli “assomiglia”, nel senso che questi individui diffondono non ciò che è vero, ma solo ciò che gli piace pensare sia vero. Ciò che gli corrisponde lo pubblicano, invece ciò che altera la loro specifica percezione della realtà, spesso delirante o ideologica, non lo pubblicano e lo combattono trasformandosi in irritanti trolls che provocano, disturbano, aggrediscono, minacciano. i “mass medioti” che hanno fatto di una professione con ragguardevoli potenzialità di realizzazione identitaria, terra bruciata. Bruciata perché, grazie alla perdita di credibilità dell’informatore mass mediatico, nessuno crede più neppure a ciò che vede nelle cronache televisive perché sa che ci potrebbe essere l’impiccio: qualche centinaia di fedeli raccolti in un piccola zona di Piazza San Pietro viene sapientemente filmata e trasformata nella “folla di migliaia pellegrini” che ogni domenica seguono l’Angelus del papa “venuto da lontano”. E vogliamo parlare della nuova legenda Francisci sapientemente costruita sul nulla giorno dopo giorno dal marketing vaticano? Ma lasciamo perdere ch’è meglio! Inoltre, visto che l’onda web li stava sommergendo, i mass medioti hanno fatto l’unica scelta possibile: cavalcare l’onda web con tavole da surf milionarie imbrattando l’immagine anche di quelle poche isole di credibilità presenti in rete. Risultato? Da una parte scetticismo e sfiducia totale per qualsiasi tipo di comunicazione – tranne quelle della pubblicità di Capitan Findus e del Mulino Bianco et similia ovviamente – dall’altra il credere a ciò che, per un’infinità di motivazioni coscienti e non, si vuole pervicacemente come verità assoluta. Come difendersi da tutto questo? Mettersi lì a creare una specie di vademecum del navigatore internet e/o del viaggiatore mass mediatico non serve a nulla e sarebbe un’ingerenza nefasta. Certo partire almeno da “chi dice cosa” sarebbe già un deterrente … ma come fare a sapere chi è realmente quel simpaticone che appare sorridente e positivo in Tv? Se si tratta di personaggi visibilmente finti e manierati come quelli onnipresenti nei talk show mass mediatici, la scelta ovviamente è facile. Ma ci sono maschere molto sofisticate che riescono a confondere nascondendo realtà umane con tragiche intenzionalità. Poi esiste onestà intellettuale e “onestà intellettuale”: pubblico articoli con continuità da almeno vent’anni e conosco molto bene censure e sbarramenti segnalati dai direttori delle testate che indicano i confini che non puoi assolutamente superare: fin qui si, più in là no! Questo è il ritornello della canzoncina. É il mondo del politically correct bellezza! E alla fin fine, per i pochi che perseguono la verità ad ogni costo c’è solo una via: debbono filtrare milioni di litri d’acqua nel proprio setaccio percettivo, costruito con la propria conoscenza e strutturato sulla propria realtà umana, prima di trovare qualche piccola pepita di verità. È il lavoro di una vita e non sarà vano, … bonne chance! La ricerca della verità ti renderà libero anche se non la raggiungerai mai. Richard Bach Click To Tweet 6 Risposte Roberto Rizzardi Febbraio 6, 2017 Un articolo che affronta la complessità senza soccombervi è merce rara di questi tempi. La capacità dire quello che ciascuno vuole sentirsi dire è un elemento che, storicamente, viene valorizzato dai momenti di grande incertezza sociale, quando i timori di ciascuno cercano conforto all’esterno del proprio malessere e conferma delle proprie ragioni presso terzi. E’ anche una capacità grandemente valorizzata dai moderni mezzi di comunicazione, che consentono un “fine tuning” un tempo inconcepibile. Il moderno imbonitore può diversificare maggiormente, senza curarsi delle inevitabili contraddizioni, perché il suo messaggio verrà veicolato e parcellizzato a coerenza con le platee di volta in volta identificate. La rete, dopo un felice momento di mancato presidio nel quale ha potuto fungere da rifugio della controinformazione, è stata ora raggiunta dai vari spin doctor che ne hanno compreso le potenzialità, volgendole a proprio vantaggio. Alla fine, e ancora una volta, emerge che nulla può efficacemente supplire al nostro raziocinio. Nostra infatti rimane la responsabilità di informarci e comprendere, moltiplicando i controlli incrociati ed esercitando un vecchio, ma attualissimo metodo, quello del “cui prodest”, cui va accompagnata una sana diffidenza verso risposte bell’é pronte. Rispondi gian carlo zanon Febbraio 6, 2017 Grazie Roberto per il tuo commento che arricchisce ulteriormente il discorso che avevo iniziato con questo articolo. Soprattutto quando parli dell’iniziale “presidio” in difesa dell’informazione della rete. Rete che, come dici tu, ora è stata fagocitata dagli spin doctors assoldati dai centri di potere. G.C.Z. Rispondi Paola Cinti Febbraio 6, 2017 “gli esseri umani nascono con la capacità di scegliere tra umano e disumano. Se perdono questa capacità naturale di discernimento significa che durante la loro esistenza accade qualcosa che annulla totalmente o parzialmente questa loro capacità.” Il nodo è tutto in questa tua bellissima frase, che spiega in modo chiaro dove c’è la carenza e come questa diventi “alleanza” con chi oggi fà e usa l’informazione. Solo quando il lettore avrà recuperato quella capacità naturale di leggere oltre il liguaggio e la comunicazione, per capirne l’intento ultimo, solo allora romperà quell’alleanza con chi usa titoli ad effetto, teoremi astratti e spesso anche cultura e intelligenza, non con lo scopo di informare, ma con quello di nascondere o confondere. Una capacità che va ben oltre la cultura, l’intelligenza e la critica. Una sensibilità che prima di tutto ti orienta e poi ti guida nella ricerca della verità, che però richiede molto più tempo. La rete è nata per essere un ottimo strumento di confronto democratico e lo è se pensiamo che ha sottratto chi usufruisce dell’informazione dalla passività dei precedenti strumenti di comunicazione, ma non può nulla se ad usarla non saranno persone diverse e migliori. Così come la lettura, la scrittura e ogni altro progresso umano. Rispondi gian carlo zanon Febbraio 6, 2017 Si Paola, i nodi si possono riassumere così “intenzioni del comunicatore”; “capacità e volontà di discernimento del ricettore”. In tutti i due casi predomina la realtà umana di chi usa uno strumento per compiere l’atto di comunicare e di ricevere. Quindi, come fai tu da tempo, togliamo di mezzo il discorso assurdo del mezzo utilizzato per comunicare e per ricevere: lo stesso coltello che può essere usato per preparare una cena romantica può divenire strumento di morte. La colpa è del coltello? Forse bisogna partire da questa banalissima affermazione per cercare di costruire una cultura di responsabilità individuale che si opponga alla “fabbrica dell’obbedienza” che ha trasformato i cittadini in sudditi e i sudditi in spettatori passivi. Grazie Gian Carlo Z. Rispondi Gianfranco Personé Febbraio 6, 2017 Quando i fatti sono presentati solo in funzione di scelte già prese, con preconcetti ideologici o di puro interesse economico, manipolando l’informazione con la “testa” solo per arrivare alla “pancia” delle persone, che si identificano unicamente con quello che gli è “gradito”, la verità sparisce dalla “pubblica piazza” e non c’è strumento che possa invertire il processo. Solo l’obiettività, ricercata con metodo, coraggio e costanza, può salvarci dal un oceano di informazione taroccata. Per prima cosa c’è bisogno di onestà intellettuale, ma anche il coraggio e la possibilità di poterla portare avanti senza troppi danni; poi essere disposti a “sudare” l’inverosimile e non pensare mai al rapporto sforzo profuso, risultato ottenuto. Solo se possiamo fare nostro questo “abito mentale” ci ritroveremo con il “setaccio” giusto per tentare di trovare… l’oro. Rispondi gian carlo zanon Febbraio 7, 2017 Si Gianfranco, hai indicato il problema: “informazione taroccata” e hai marcato il cammino da fare con le parole giuste: “metodo, coraggio, costanza”, “onestà intellettuale”. È proprio questa la strada da percorrere proponendo un nuovo paradigma comunicativo e ricettivo che non annulli la realtà umana. Comunicazione e ricezione che si devono necessariamente incardinare sulla ricerca della Verità e sulla percezione esatta della Realtà. Verità e Realtà che non dovrebbero mai essere scisse l’una dall’altra. Gian Carlo Zanon Rispondi Scrivi Cancella commentoLa tua email non sarà pubblicataCommentaNome* Email* Sito
Roberto Rizzardi Febbraio 6, 2017 Un articolo che affronta la complessità senza soccombervi è merce rara di questi tempi. La capacità dire quello che ciascuno vuole sentirsi dire è un elemento che, storicamente, viene valorizzato dai momenti di grande incertezza sociale, quando i timori di ciascuno cercano conforto all’esterno del proprio malessere e conferma delle proprie ragioni presso terzi. E’ anche una capacità grandemente valorizzata dai moderni mezzi di comunicazione, che consentono un “fine tuning” un tempo inconcepibile. Il moderno imbonitore può diversificare maggiormente, senza curarsi delle inevitabili contraddizioni, perché il suo messaggio verrà veicolato e parcellizzato a coerenza con le platee di volta in volta identificate. La rete, dopo un felice momento di mancato presidio nel quale ha potuto fungere da rifugio della controinformazione, è stata ora raggiunta dai vari spin doctor che ne hanno compreso le potenzialità, volgendole a proprio vantaggio. Alla fine, e ancora una volta, emerge che nulla può efficacemente supplire al nostro raziocinio. Nostra infatti rimane la responsabilità di informarci e comprendere, moltiplicando i controlli incrociati ed esercitando un vecchio, ma attualissimo metodo, quello del “cui prodest”, cui va accompagnata una sana diffidenza verso risposte bell’é pronte. Rispondi
gian carlo zanon Febbraio 6, 2017 Grazie Roberto per il tuo commento che arricchisce ulteriormente il discorso che avevo iniziato con questo articolo. Soprattutto quando parli dell’iniziale “presidio” in difesa dell’informazione della rete. Rete che, come dici tu, ora è stata fagocitata dagli spin doctors assoldati dai centri di potere. G.C.Z. Rispondi
Paola Cinti Febbraio 6, 2017 “gli esseri umani nascono con la capacità di scegliere tra umano e disumano. Se perdono questa capacità naturale di discernimento significa che durante la loro esistenza accade qualcosa che annulla totalmente o parzialmente questa loro capacità.” Il nodo è tutto in questa tua bellissima frase, che spiega in modo chiaro dove c’è la carenza e come questa diventi “alleanza” con chi oggi fà e usa l’informazione. Solo quando il lettore avrà recuperato quella capacità naturale di leggere oltre il liguaggio e la comunicazione, per capirne l’intento ultimo, solo allora romperà quell’alleanza con chi usa titoli ad effetto, teoremi astratti e spesso anche cultura e intelligenza, non con lo scopo di informare, ma con quello di nascondere o confondere. Una capacità che va ben oltre la cultura, l’intelligenza e la critica. Una sensibilità che prima di tutto ti orienta e poi ti guida nella ricerca della verità, che però richiede molto più tempo. La rete è nata per essere un ottimo strumento di confronto democratico e lo è se pensiamo che ha sottratto chi usufruisce dell’informazione dalla passività dei precedenti strumenti di comunicazione, ma non può nulla se ad usarla non saranno persone diverse e migliori. Così come la lettura, la scrittura e ogni altro progresso umano. Rispondi
gian carlo zanon Febbraio 6, 2017 Si Paola, i nodi si possono riassumere così “intenzioni del comunicatore”; “capacità e volontà di discernimento del ricettore”. In tutti i due casi predomina la realtà umana di chi usa uno strumento per compiere l’atto di comunicare e di ricevere. Quindi, come fai tu da tempo, togliamo di mezzo il discorso assurdo del mezzo utilizzato per comunicare e per ricevere: lo stesso coltello che può essere usato per preparare una cena romantica può divenire strumento di morte. La colpa è del coltello? Forse bisogna partire da questa banalissima affermazione per cercare di costruire una cultura di responsabilità individuale che si opponga alla “fabbrica dell’obbedienza” che ha trasformato i cittadini in sudditi e i sudditi in spettatori passivi. Grazie Gian Carlo Z. Rispondi
Gianfranco Personé Febbraio 6, 2017 Quando i fatti sono presentati solo in funzione di scelte già prese, con preconcetti ideologici o di puro interesse economico, manipolando l’informazione con la “testa” solo per arrivare alla “pancia” delle persone, che si identificano unicamente con quello che gli è “gradito”, la verità sparisce dalla “pubblica piazza” e non c’è strumento che possa invertire il processo. Solo l’obiettività, ricercata con metodo, coraggio e costanza, può salvarci dal un oceano di informazione taroccata. Per prima cosa c’è bisogno di onestà intellettuale, ma anche il coraggio e la possibilità di poterla portare avanti senza troppi danni; poi essere disposti a “sudare” l’inverosimile e non pensare mai al rapporto sforzo profuso, risultato ottenuto. Solo se possiamo fare nostro questo “abito mentale” ci ritroveremo con il “setaccio” giusto per tentare di trovare… l’oro. Rispondi
gian carlo zanon Febbraio 7, 2017 Si Gianfranco, hai indicato il problema: “informazione taroccata” e hai marcato il cammino da fare con le parole giuste: “metodo, coraggio, costanza”, “onestà intellettuale”. È proprio questa la strada da percorrere proponendo un nuovo paradigma comunicativo e ricettivo che non annulli la realtà umana. Comunicazione e ricezione che si devono necessariamente incardinare sulla ricerca della Verità e sulla percezione esatta della Realtà. Verità e Realtà che non dovrebbero mai essere scisse l’una dall’altra. Gian Carlo Zanon Rispondi