Il content marketing è una delle strategie più efficaci per coinvolgere i nostri interlocutori con contenuti di alto valore. La storia dei mezzi di comunicazione può essere letta come un lungo viaggio dalla scarsità all’abbondanza (in termini quantitativi), infatti essa ha il suo esordio con il racconto orale a cui segue la scrittura che conosce la sua prima possibilità di diffusione con gli amanuensi. L’invenzione della stampa incrementa ulteriormente questa possibilità, fino all’arrivo della radio e della televisione e, con esse, dell’era cosiddetta della comunicazione di massa. Ma se nei primi anni (più o meno per tutta la prima metà del Novecento), la comunicazione di massa può contare su mezzi e messaggi in circolazione in numero ristretto, era cioè in una situazione di scarsità, con poche fonti di comunicazione – tutte ad una via – e con un universo simbolico non così affollato di messaggi come oggi, con il passare degli anni, soprattutto grazie all’innovazione tecnologica, il numero delle emittenti e il numero dei messaggi è aumentato in maniera esponenziale, tanto che oggi si può appunto parlare di una situazione di abbondanza. In questa linea evolutiva oggi siamo collocabili ad un quarto livello (4.0), caratterizzato da una quantità strabiliante di contenuti diretti verso un’enorme quantità di persone e, se siete curiosi di sapere di quale ordine di numeri parliamo, potete consultare la sezione Società e Media di Worldometers, sempre aggiornata in tempo reale. In un panorama come questo sta diventando sempre più imperativa l’esigenza di dare ai contenuti migliori uno spazio privilegiato, filtrando quelli più originali e innovativi, redatti da esperti di ogni settore, che siano considerati degli influencer dalle community on line. Insomma, è arrivato il momento di spostare l’azione dalla produzione quantitativa di contenuti a quella qualitativa. E’ questo il momento in cui entra in campo il content marketing che prevede la creazione e la condivisione di media e contenuti editoriali con l’obiettivo di ispirare, nel nostro interlocutore, interesse e partecipazione verso i nostri messaggi. In aiuto ci viene una ricca varietà di opzioni, tra cui scegliere il mezzo che ci corrisponde di più o quello più adatto alla situazione: blog, microblog, infografiche e grafiche, tag cloud. Ognuno di questi mezzi, però, supera il concetto di strumento, per divenire un vero e proprio ambiente comunicativo, con un proprio linguaggio caratterizzato da diverse sintassi e semantiche. Il content marketing è, quindi, il metodo per gestire i nostri contenuti con l’obiettivo di farli emergere nel mare di informazioni che ogni giorno affolla le nostre bacheche e i motori di ricerca. Un veloce excursus sul content marketing e su alcuni dei più attuali mezzi di comunicazione sul web è presente nell’appendice che ho scritto per il booklet di Paola Ellero “La scrittura al tempo di Internet”. 4 Risposte Antonio Ottobre 16, 2013 Interessante e ricco di spunti da approfondire. Non è affatto scontato, ma la comunicazone è intrinsecamente cambiata. Dalla relazione puntuale “uno a uno” a questa nuova realtà in cui i contenuti sono in quantità impensabile, immersi e nello stesso tempo fluttuanti in una nuvola di connessioni possibili. Non è un caso che si parla di “cloud”, ma il rischio, quando non si è fino in fondo consapevoli dei livelli di evoluzione e di cambiamento, è che questa “nuvola” si trasfomi in “nebbia”. In cui le comunicazioni perdono parte del loro valore. Ben venga allora il “content marketing … metodo per gestire i nostri contenuti con l’obiettivo di farli emergere nel mare di informazioni che ogni giorno affolla le nostre bacheche e i motori di ricerca”. Mi piace quindi il concetto di “ambiente comunicativo”, come costrutto che ci impone di superare la logica della separazione tra strumento e contenuto, per recuperare e ritrovare una nuova e più significante unitarietà. Quindi….grazie, Paola! Rispondi Paola Cinti Ottobre 17, 2013 Grazie Antonio… direi che hai colto nel segno puntando l’attenzione sul concetto di “ambiente comunicativo” perché oggi non è solo la qualità in sé del contenuto ad essere importante, ma soprattutto la sua capacità di coinvolgere le persone con l’obiettivo di creare comunità che partecipano e si confrontano. Una sfida ulteriore per chi crea contenuti… Rispondi Francesco Fedele Ottobre 21, 2013 Interessante ricostruzione che consente di collocare in chiave sistemica quello che sta accadendo nel mondo dei media e della comunicazione. Come sai io sono un neofita. La preoccupazione iniziale sta lasciando lo spazio al piacere di apprezzare la meraviglia di una condivisione totalizzante, quando basata su contenuti di qualità. Non comunicare per comunicare ma per lasciare una traccia, per ispirare ed attendendo ulteriori contributi, con l’opportunità di trarre ispirazione da un altro contributo in un processo di crescita e ricchezza comune. Anche a me piace il concetto di “ambiente comunicativo” e credo che una prerogativa per il suo successo sia quello di lasciare passare, attraverso le parole, il proprio modo di essere. Alla lunga le parole dicono chi siamo veramente. Grazie Paola per l’ispirazione. Rispondi Paola Cinti Ottobre 22, 2013 Un amico un giorno, in risposta a cosa avrei potuto fare di interessante nella vita ,mi disse: “l’importante è avere qualcosa da dire, il modo poi si trova sempre…” Credo Francesco che tu abbia colto quello che definirei il cuore del problema. Comunicare e ascoltare ci permette di comprendere e far comprendere chi siamo e, al tempo stesso, è la strada per un movimento sempre verso un oltre. Rispondi Scrivi Cancella commentoLa tua email non sarà pubblicataCommentaNome* Email* Sito
Antonio Ottobre 16, 2013 Interessante e ricco di spunti da approfondire. Non è affatto scontato, ma la comunicazone è intrinsecamente cambiata. Dalla relazione puntuale “uno a uno” a questa nuova realtà in cui i contenuti sono in quantità impensabile, immersi e nello stesso tempo fluttuanti in una nuvola di connessioni possibili. Non è un caso che si parla di “cloud”, ma il rischio, quando non si è fino in fondo consapevoli dei livelli di evoluzione e di cambiamento, è che questa “nuvola” si trasfomi in “nebbia”. In cui le comunicazioni perdono parte del loro valore. Ben venga allora il “content marketing … metodo per gestire i nostri contenuti con l’obiettivo di farli emergere nel mare di informazioni che ogni giorno affolla le nostre bacheche e i motori di ricerca”. Mi piace quindi il concetto di “ambiente comunicativo”, come costrutto che ci impone di superare la logica della separazione tra strumento e contenuto, per recuperare e ritrovare una nuova e più significante unitarietà. Quindi….grazie, Paola! Rispondi
Paola Cinti Ottobre 17, 2013 Grazie Antonio… direi che hai colto nel segno puntando l’attenzione sul concetto di “ambiente comunicativo” perché oggi non è solo la qualità in sé del contenuto ad essere importante, ma soprattutto la sua capacità di coinvolgere le persone con l’obiettivo di creare comunità che partecipano e si confrontano. Una sfida ulteriore per chi crea contenuti… Rispondi
Francesco Fedele Ottobre 21, 2013 Interessante ricostruzione che consente di collocare in chiave sistemica quello che sta accadendo nel mondo dei media e della comunicazione. Come sai io sono un neofita. La preoccupazione iniziale sta lasciando lo spazio al piacere di apprezzare la meraviglia di una condivisione totalizzante, quando basata su contenuti di qualità. Non comunicare per comunicare ma per lasciare una traccia, per ispirare ed attendendo ulteriori contributi, con l’opportunità di trarre ispirazione da un altro contributo in un processo di crescita e ricchezza comune. Anche a me piace il concetto di “ambiente comunicativo” e credo che una prerogativa per il suo successo sia quello di lasciare passare, attraverso le parole, il proprio modo di essere. Alla lunga le parole dicono chi siamo veramente. Grazie Paola per l’ispirazione. Rispondi
Paola Cinti Ottobre 22, 2013 Un amico un giorno, in risposta a cosa avrei potuto fare di interessante nella vita ,mi disse: “l’importante è avere qualcosa da dire, il modo poi si trova sempre…” Credo Francesco che tu abbia colto quello che definirei il cuore del problema. Comunicare e ascoltare ci permette di comprendere e far comprendere chi siamo e, al tempo stesso, è la strada per un movimento sempre verso un oltre. Rispondi