Sempre stimolato dall’idea di Paola, nel suo Another Point of View, partendo dalla mia passione per l’equitazione di campagna, provo ancora una volta ad accostare due ambienti che poco sembrano avere in comune: tecniche di orientamento in campagna e l’orientamento in politica. L’orientamento in generale, e in campagna in particolare, è un’operazione che consiste nel riconoscere il luogo in cui ci si trova in relazione ai punti cardinali ed eventualmente alla carta topografica, al fine di individuare la direzione da seguire per raggiungere una determinata meta. Questo riconoscimento – quali siano i mezzi a disposizione – , avviene attraverso un processo logico in quattro fasi. Ricerca di una direzione di riferimento (generalmente e convenzionalmente il Nord) I metodi per la ricerca di una direzione geografica sono molteplici, non è possibile ricordarli tutti. Mi limiterò a considerare quelli praticabili in campagna, dando per scontato che la direzione da cercare sia il Nord, come convenzionalmente si usa. I modi più utilizzati finora sono stati: la bussola, il sole, gli astri notturni, l’osservazione della natura e l’osservazione di costruzioni umane. Oggi inoltre, sul nostro telefono mobile ci sono applicazioni ad hoc, molto utili allo scopo. … e in politica? Anche se c’è chi dice che non esistano più certe categorie ci sono: destra/sinistra, conservatori/laburisti, reazionari/rivoluzionari, moderati/riformisti, ecc. Ma numerose altre sono le alternative proponibili: locale/globale, Occidente/Terzo Mondo, populismo/new class, centro/periferia, inclusione/esclusione, politica/anti-politica, particolarismo/universalismo, individualismo/organicismo, statalismo/anti-statalismo, moderno/anti-moderno, ecc.. Comunque, ancora, parlando di Destra si può sottintendere valori come la meritocrazia, il conservatorismo, l’adesione alla tradizione, il pragmatismo, il fare. Citare la Sinistra vuol dire, invece, riferirsi a valori come progettualità, rivoluzione, progresso, giustizia sociale, emancipazione delle minoranze. Con la caduta delle ideologie i termini destra e sinistra hanno in parte perso la forza del loro significato. In qualche modo, da termini di contenuto sono diventati dei contenitori da riempire con valori adeguati al presente in cui viviamo. Sicuramente le tecniche per riconoscere e ben distinguere queste categorie in politica si fanno sempre più difficili; non meno che orientarsi in campagna solo con l’osservazione dei fenomeni naturali, in quanto possibile unicamente se si è esperti (intendo botanico, zoologo o meteorologo), essendo i loro messaggi non univoci. Ad esempio può essere illusoria e ingannevole la presunta coincidenza del Nord, con muffe o muschio sui tronchi d’albero, perché spesso nascono semplicemente nella zona più umida e umbratile. La stessa cosa vale oggi, se non si è esperti politologi, per inquadrare certi partiti o movimenti. Riconoscimento del luogo in cui ci si trova, o punto di stazione Se per l’individuazione del Nord, e quindi degli altri punti cardinali, molti metodi sono surrogati all’impiego della bussola, per il riconoscimento del luogo in cui ci si trova ( punto di stazione) è indispensabile l’uso della carta topografica e, quasi sempre, della bussola stessa. Operazione preliminare è l’orientamento della carta il cui punto verticale superiore deve essere messo verso il Nord. Se il punto di stazione è inequivocabile (es.: cima di una montagna, ponte su un fiume, chiesa isolata vicino a una strada, ecc.) il reperimento sulla carta topografica sarà agevole anche con la semplice osservazione, altrimenti bisognerà ricorrere a tecniche precise tracciando sulla carta line che si intersecano partendo da punti facilmente riconosciuti, possibilmente più di due. … e in politica? Più che di luogo si tratta di riconoscere il periodo storico, economico e sociale che si sta attraversando e, l’osservazione diretta, spesso è ingannevole, perché le nostre aspirazioni si confondono con la realtà. Essere informati innanzitutto! Avere strumenti di analisi è molto importante ed avere testi come i libri scritti da Luciano Gallino, da pochi mesi scomparso (8 novembre 2015), equivale ad avere una carta “ben orientata” per riconoscere il “territorio” che stiamo attraversando, in modo da capire da quale parte e a quale distanza dalla meta stiamo o se siamo semplicemente in mezzo a un guado. Determinazione della méta da raggiungere Se non si riuscisse ad individuare con certezza né sulla carta né sul terreno dei punti precisi di riferimento, sarà necessario proseguire la marcia, possibilmente in una direzione utile, finché il “paesaggio” consenta tale riconoscimento con le tecniche adeguate precedentemente descritte. Quanto all’individuazione della meta, darei per scontato che sia stata decisa prima di mettersi in marcia: chi si muoverebbe senza sapere dove vuole arrivare? Se essa è fuori carta, sarà opportuno individuare una meta intermedia, lungo la direttrice da percorrere per raggiungere quella finale. Se poi la meta, finale o intermedia, pur individuata sulla carta, risultasse non visibile (perché situata in un avvallamento, o dietro un rilievo, o in un bosco, ecc.) sarà opportuno individuare una falsa meta, visibile che servirà da punto di riferimento durante la marcia. … e in politica? Cosa vogliamo raggiungere in politica lo dovremmo sapere tutti (spero), è con quale determinazione che ci sfugge. Ora poi che i chiari e visibili punti di riferimento sono venuti a mancare (le ideologie) è un continuo cercare mete intermedie che ci portano spesso a girare in tondo; spesso ci confondiamo e perdiamo di vista la vera meta. Molti a questo punto si sono scoraggiati e persi, hanno deciso che è meglio fermarsi… non vanno più a votare. Misurazione della direzione da seguire, in relazione a quella di riferimento, per raggiungere dal punto di stazione la meta Individuati il punto di stazione e la meta, non resta ora che unirli, ossia trovare la direzione da seguire per recarsi dal primo alla seconda, che è poi lo scopo di tutte le operazioni di orientamento. Direzione stabilita sulla carta da riportare sul terreno o viceversa. Ma anche la cognizione della distanza da percorrere o percorsa e la sua misurazione, se pure empirica, sono elementi di giudizio necessari all’orientamento in campagna, per poter attuare in tempo i cambiamenti necessari di percorso, conoscendo la velocità media di spostamento del proprio cavallo alle tre andature (passo, trotto e galoppo) per poter aggirare ostacoli di vaste proporzioni (bosco fitto, distesa di campi coltivati, palude, ecc.) senza perdere la direzione originale. … e in politica? Come e in quanto tempo, vogliamo raggiungere la nostra meta politica, attraverso quali strade, sentieri o scorciatoie, e in quanto tempo pensiamo sia utile e opportuno raggiungerla, fosse anche solo quella intermedia. Quale prezzo siamo disposti a pagare in termini di libertà, democrazia, giustizia, salute, lavoro, istruzione. Chiudo il post con una citazione affinché il mio “orientamento” sia chiaro a tutti: Un principio inaccettabile per la sinistra è la riduzione della persona a homo oeconomicus, che si accompagna all’idea di mercato naturalizzato: è il mercato che vota, decide, governa le nostre vite. Ne discende lo svuotamento di alcuni diritti fondamentali come istruzione e salute, i quali non possono essere vincolati alle risorse economiche. Allora occorre tornare alle parole della triade rivoluzionaria, eguaglianza, libertà e fraternità, che noi traduciamo in solidarietà: e questa non ha a che fare con i buoni sentimenti ma con una pratica sociale che favorisce i legami tra le persone. Non si tratta di ferri vecchi di una cultura politica defunta, ma di bussole imprescindibili. Alle quali aggiungerei un’altra parola-chiave fondamentale che è dignità. – Stefano Rodotà 5 Risposte Paola Cinti Marzo 25, 2016 Rileggendolo una seconda volta mi colpisce in quanti ambiti o momenti della propria vita questo possa essere un metodo valido per non perdersi: scegliere cosa fare nella vita oppure cambiare, imparare una lingua, affrontare un progetto… praticamente tutto quello che ha una direzione, prima ancora che una meta, abbastanza chiara. Grazie. Rispondi Roberto Rizzardi Marzo 26, 2016 La capacità di orientarsi è un prerequisito indispensabile in tutte le attività umane. L’orientamento, sia in senso stretto che figurato, è una prassi benefica, ma richiede rigore e capacità di porsi oggettivamente nelle cose. Non perdersi, ma anche capire qual è la propria direzione e valutare continuamente se è quella giusta, se il percorso scelto ha un senso ed è “economico”. Per non parlare delle lusinghe che, lungo il cammino, ti distraggono, o ti convincono a variare il percorso, e spesso anche la destinazione. Cosa che puoi ed è pure lecito fare, ma solo se sei cosciente di quello che stai facendo. Tutto questo è “orientamento” e spesso viene dato per scontato, implicito, ma non è così e questa disanima, così precisa e puntuale ce lo dimostra e dimostra anche quanto il nostro percorso fisico e quello ideale rispondano alle stesse identiche regole. Eppure molte persone continuano a perdersi, in aperta campagna, come nelle valutazioni politiche, non meno che nei propri percorsi etici. Un bello scritto, che mi terrò caro e proporrò ripetutamente nelle mie discussioni future. Rispondi Antonio Marzo 31, 2016 Un tema di terribile e ineludibile attualità. Perchè il momento in cui stiamo vivendo è caratterizzato invece da disorientamento, come vissuto soggettivo. E il mondo in cui forse ci stanno spingendo a vivere sembra caratterizzato ancor più da un’operazione attiva, e progettualmente coltivata, che io chiamerei dis-orientamento. Confusione sulla direzione di riferimento (non si sa più quale sia il Nord…), distrazione sul riconoscimento del luogo, e del tempo, in cui ci si trova (amnesie e ignoranza storica), vaghezza sulla meta, enfasi sugli strumenti di misurazione ma senza aver una chiara relazione tra direzione di riferimento e meta. Un dis-orientamento scientemente coltivato, erogato a piccole ma continue dosi, sostituito da luoghi comuni, false certezze, dogmi indimostrati. Recuperare oggi la capacità di orientarsi è un vero e proprio atto rivoluzionario. Perchè comporta la conoscenza. La cosa di cui il potere politico ha più terrore. Un grazie a te, a chi ti legge e ti commenta, a Paola, che ha costruito questo spazio come “stazione di posta” e di orientamento in un viaggio sempre più complesso e difficile. Rispondi Gianfranco Personé Marzo 31, 2016 Grazie Paola e Roberto di aver aperto la mia narrazione verso nuovi “orizzonti”. Certamente chi legge, ponendosi con spirito critico, può cogliere nelle tecniche di orientamento degli strumenti utili in vari aspetti della nostra vita oltre che in politica. Però credo che Antonio abbia ulteriormente rafforzato – con la sua puntuale disamina -, il concetto di base che volevo far passare sull’orientamento (o dis-orientamento) politico, dando risalto e vigore anche alle sfumature. Rispondi Antonio Aprile 1, 2016 Le sfumature, carissimo Gianfranco, sono tutte nella densità del tuo testo e nella complessità del tuo pensiero. Rileggerlo a “freddo” è ancora più stimolante e generativo di ulteriori pensieri “orientanti” Rispondi Scrivi Cancella commentoLa tua email non sarà pubblicataCommentaNome* Email* Sito
Paola Cinti Marzo 25, 2016 Rileggendolo una seconda volta mi colpisce in quanti ambiti o momenti della propria vita questo possa essere un metodo valido per non perdersi: scegliere cosa fare nella vita oppure cambiare, imparare una lingua, affrontare un progetto… praticamente tutto quello che ha una direzione, prima ancora che una meta, abbastanza chiara. Grazie. Rispondi
Roberto Rizzardi Marzo 26, 2016 La capacità di orientarsi è un prerequisito indispensabile in tutte le attività umane. L’orientamento, sia in senso stretto che figurato, è una prassi benefica, ma richiede rigore e capacità di porsi oggettivamente nelle cose. Non perdersi, ma anche capire qual è la propria direzione e valutare continuamente se è quella giusta, se il percorso scelto ha un senso ed è “economico”. Per non parlare delle lusinghe che, lungo il cammino, ti distraggono, o ti convincono a variare il percorso, e spesso anche la destinazione. Cosa che puoi ed è pure lecito fare, ma solo se sei cosciente di quello che stai facendo. Tutto questo è “orientamento” e spesso viene dato per scontato, implicito, ma non è così e questa disanima, così precisa e puntuale ce lo dimostra e dimostra anche quanto il nostro percorso fisico e quello ideale rispondano alle stesse identiche regole. Eppure molte persone continuano a perdersi, in aperta campagna, come nelle valutazioni politiche, non meno che nei propri percorsi etici. Un bello scritto, che mi terrò caro e proporrò ripetutamente nelle mie discussioni future. Rispondi
Antonio Marzo 31, 2016 Un tema di terribile e ineludibile attualità. Perchè il momento in cui stiamo vivendo è caratterizzato invece da disorientamento, come vissuto soggettivo. E il mondo in cui forse ci stanno spingendo a vivere sembra caratterizzato ancor più da un’operazione attiva, e progettualmente coltivata, che io chiamerei dis-orientamento. Confusione sulla direzione di riferimento (non si sa più quale sia il Nord…), distrazione sul riconoscimento del luogo, e del tempo, in cui ci si trova (amnesie e ignoranza storica), vaghezza sulla meta, enfasi sugli strumenti di misurazione ma senza aver una chiara relazione tra direzione di riferimento e meta. Un dis-orientamento scientemente coltivato, erogato a piccole ma continue dosi, sostituito da luoghi comuni, false certezze, dogmi indimostrati. Recuperare oggi la capacità di orientarsi è un vero e proprio atto rivoluzionario. Perchè comporta la conoscenza. La cosa di cui il potere politico ha più terrore. Un grazie a te, a chi ti legge e ti commenta, a Paola, che ha costruito questo spazio come “stazione di posta” e di orientamento in un viaggio sempre più complesso e difficile. Rispondi
Gianfranco Personé Marzo 31, 2016 Grazie Paola e Roberto di aver aperto la mia narrazione verso nuovi “orizzonti”. Certamente chi legge, ponendosi con spirito critico, può cogliere nelle tecniche di orientamento degli strumenti utili in vari aspetti della nostra vita oltre che in politica. Però credo che Antonio abbia ulteriormente rafforzato – con la sua puntuale disamina -, il concetto di base che volevo far passare sull’orientamento (o dis-orientamento) politico, dando risalto e vigore anche alle sfumature. Rispondi
Antonio Aprile 1, 2016 Le sfumature, carissimo Gianfranco, sono tutte nella densità del tuo testo e nella complessità del tuo pensiero. Rileggerlo a “freddo” è ancora più stimolante e generativo di ulteriori pensieri “orientanti” Rispondi