Parlando della consapevolezza, avevamo concluso che essere consapevoli significa conoscere, e dato che la conoscenza comporta conseguenze, non possiamo evitare di esaminare un concetto ad essa strettamente collegato e dipendente, quello della responsabilità. Responsabilità sost. femm. inv. l’essere responsabile: avere la responsabilità di un ufficio, di un reparto consapevolezza di dover rispondere degli effetti di azioni proprie o altrui: un uomo di grande responsabilità; dimostrare scarso senso di responsabilità; l’azione concreta, l’impegno derivante da tale consapevolezza: il voto è una grave responsabilità colpevolezza: assumersi la responsabilità di un accaduto; avere la responsabilità morale di un fatto, non esserne stato la causa materiale, ma averne moralmente la colpa. Le definizioni di responsabilità variano dalla attribuzione di specifiche incombenze, ma anche meriti, alla rivendicazione di competenze, fino a giungere a dimensioni impegnative che implicano obblighi e, nei casi peggiori, colpe, morali o materiali. Possiamo scegliere quello che vogliamo seminare, ma siamo obbligati a mietere quello che abbiamo piantato. (Proverbio cinese) Noi dobbiamo partire dalla constatazione che la responsabilità semplicemente é, che noi se ne voglia prendere atto o meno. Dunque volgere il capo per non assumerla è vano, e se questo atteggiamento è pervicacemente protratto non può che portare a perniciosi stati di insoddisfazione, o di incompiutezza esistenziale, ad una corrosione dell’animo che alla lunga è devastante. D’altra parte vi sono persone che vivono l’intera esistenza senza curarsi di farlo, e che sembrano campare senza risentirne, ma sicuramente ciò avviene scontando una certa insensibilità, e dunque un isolamento emozionale che impoverisce e rende insoddisfatti. Assumersi le proprie responsabilità non è solo eticamente corretto, ma costituisce anche una pratica mentale che restituisce pienezza e, se praticata in modo preventivo, operando scelte anche in base alle conseguenze ipotizzabili ed alla propria capacità di gestirle, aiuta a conseguire un equilibrio che è sia mentale che emozionale, nonché una certa fiducia nel futuro e nella propria capacità di affrontarlo. E’ molto importante però dimensionare l’assunzione delle proprie responsabilità, che come certi titoli di credito è nominativa e non trasferibile, nei limiti di quanto ci compete e non un’oncia di più, perché altrimenti si compie un errore non meno importante del sottrarvisi, indulgendo peraltro in qualcosa che potrebbe anche essere definito come una sorta di delirio di onnipotenza, e talvolta anche smania di controllo. Tutti abbiamo ruoli circoscritti all’interno delle situazioni che viviamo ed è nostro compito presidiarli al meglio, senza sconfinamenti, altrimenti si può arrivare perfino al paradosso per il quale, addossandosi responsabilità che competono ad altri, si manca di assumere le proprie. “Non so perché faccio tutto questo per lei, Monteiro Rossi, disse Pereira. Forse perché lei è una brava persona, rispose Monteiro Rossi. È troppo semplice, replicò Pereira, il mondo è pieno di brave persone che non vanno in cerca di guai. Allora non lo so, disse Monteiro Rossi, non saprei proprio. Il problema è che non lo so neanch’io, disse Pereira, fino ai giorni scorsi mi facevo molte domande, ma forse è meglio che smetta di farmele”. Nel 1994 Feltrinelli pubblica il romanzo di Tabucchi “Sostiene Pereira”, da cui l’anno dopo viene tratto l’omonimo film diretto da Roberto Faenza. E’ la vicenda di un anziano giornalista che vive nel cupo Portogallo dell’era Salazar curando la rubrica culturale del giornale presso cui è impiegato. Pereira vive rinchiuso in sé, concentrato solo sul pensiero della moglie, sulla letteratura e sulla paura della morte, ma l’incontro con un giovane di origine italiane, Monteiro Rossi, idealista e coraggioso fino all’incoscienza, lo scuote dal limbo nel quale si era volutamente confinato. Dopo essere stato così a lungo cieco nei confronti della realtà del regime, delle violenze che perpetra, del clima di intimidazione e della implacabile censura a cui è sottoposta la stampa, Pereira non riesce più a farsi bastare il suo isolamento e affronta l’inquietitudine che lo mette a confronto con le proprie responsabilità di intellettuale e giornalista. A seguito dell’omicidio del giovane Rossi scrive un articolo di denuncia del delitto e, escogitando un abile trucco per superare la censura di regime, riesce a farlo pubblicare sul giornale col quale collabora, decidendo poi di espatriare. Pereira assume la responsabilità del proprio ruolo e arriva a compiere un gesto che è prima di tutto un importante momento di riscatto.” E’ il caso, per esempio, del genitore che si ostina a condurre la vita dei propri figli guidandoli, per così dire, dal sedile di dietro, inibendo la loro capacità di rapportarsi con le proprie azioni e relative conseguenze, in ultima analisi con la loro capacità di assumere responsabilità. Un errore che spesso denota il terrore di non saper affrontare la verifica della propria efficacia educativa e pedagogica, ovvero di assumersi la responsabilità di ciò che si è fatto in quanto genitore. Questa perla, al contrario delle precedenti, non si chiude con l’annuncio della prossima parola. Questo filo di perle ha raggiunto una sua logica terminazione, e con il prossimo articolo (il decimo della serie) parleremo del filo che le ha ispirate e unite in questi mesi di lavoro. Scrivi Cancella commentoLa tua email non sarà pubblicataCommentaNome* Email* Sito