In che modo il profilo LinkedIn incide sul nostro Personal Branding? Una domanda complessa che ho deciso di semplificare partendo dalla scelta del nostro obiettivo: presenza, visibilità o posizionamento. La notizia nel 2016 circa l’acquisizione di Linkedin da parte di Microsoft, ha portato sotto i riflettori il più grande social network dedicato al business per le sue continue evoluzioni. Oggi ha al suo attivo circa 900 milioni di profili professionali nel mondo, di cui 19 milioni in Italia. Un motivo in più per parlarne, cercando di capire come utilizzarlo al meglio, partendo da una domanda tanto semplice quanto chiarificatrice: perché avere un profilo Linkedin? L’apertura e la compilazione del nostro profilo LinkedIn rientrano nella sfera della comunicazione che facciamo di noi stessi, quindi incidono sul nostro Personal Branding, a prescindere o meno dalla nostra piena consapevolezza di ciò. Da qui l’idea di suddividere l’articolo in possibili obiettivi, così da inquadrare la situazione di ognuno rispetto a ciò che avete fatto fino ad ora e anche cosa cambiare in relazione alle esigenze specifiche della vostra professione o del momento: presenza (legata al come esserci), visibilità (legata al modo di relazionarci), posizionamento (legato al desiderio di emergere come esperti del nostro settore). Pofilo LinkedIn: se il mio obiettivo è la presenza Aprire un profilo LinkedIn corrisponde ad una precisa scelta di esserci ed essere trovati, quindi una scelta di presenza, e comprenderlo ci rende più facile accettare la seguente riflessione: un profilo non curato ci presenta agli altri in modo altrettanto evidente di un profilo ben compilato. Chiarito questo punto, possiamo metterci al lavoro cominciando con il raccogliere e inserire tutte le informazioni che riguardano il nostro percorso professionale, partendo dai nostri studi fino alla nostra attuale posizione professionale. Le aree da compilare che LinkedIn mette a vostra disposizione sono moltissime: formazione, certificazioni, corsi, lingue parlate, esperienze, progetti, competenze, ma anche pubblicazioni e volontariato, il tutto sintetizzato in un riepilogo dove descrivere in breve il percorso, le competenze, i traguardi e le aspirazioni. Conclusa la fase di raccolta delle informazioni, provate a riguardarlo posizionandovi ad una certa distanza da voi stessi e rifinitelo nei dettagli perché racconti la vostra storia, ben oltre i semplici fatti. A cosa mi serve Profilo LinkedIn in questo caso? La risposta più immediata a questa domanda è che non esiste al momento un altro social network dedicato al mondo del lavoro che abbia oltre 19 milioni di iscritti solo in Italia e con un mercato del lavoro così incerto e variabile, quello del profilo è sicuramente un investimento sul futuro, con un unico costo: un po’ di tempo per farlo al meglio. Pensiamo, quindi, al nostro profilo LinkedIn come ad una variabile X con un proprio valore, che dipende dal nostro percorso e dalla capacità di saperlo esplicitare su LinkedIn, e che può crescere nel tempo se impariamo ad usarlo non solo per capire quali sono le aree forti, ma anche quelle di miglioramento. Tempo da investire: da una a due settimane. Per approfondire l’argomento leggi anche Linkedin Strategy: la regola delle 5W Profilo LinkedIn: se il mio obiettivo è la visibilità Ottenere visibilità sembra essere uno degli obiettivi più gettonati dalla nascita del web ed in particolare dei social, niente di sbagliato a patto di non dimenticare che essa può avere un segno positivo o negativo. Un po’ come scendere in campo e vincere o perdere una partita, a seconda della nostra abilità o meno nel giocarla. Le azioni che possono far aumentare il nostro livello di visibilità su LinkedIn (ma non solo…) sono diverse e permettono di: aumentare i contatti, incrementare le visite al vostro profilo, confermare le nostre competenze (endorsement). Le prime operazioni che possiamo mettere in campo sono: la pubblicazione di notizie esterne e la condivisione di quelle pubblicate dai vostri contatti. Attività molto semplici, che richiedono solo l’accortezza di selezionarle per originalità, e pertinenza con il settore e competenze di vostra appartenenza. Un’altra attività che possiamo sperimentare consiste nell’iscriversi a gruppi tematici e partecipare alle discussioni che vengono condivise oppure pubblicare quei contributi (testuali, visivi, video…) che possono stimolare un interesse generale e una partecipazione attiva. La condivisione di contenuti e la partecipazione alle conversazioni è il vero nucleo del web 2.0, perché permette di mettere in luce le proprie competenze specifiche e la propria abilità nel relazionarci con gli altri. A differenza della sola presenza, sposta la nostra comunicazione da una modalità ad una via (conosciuta anche come comunicazione persuasiva) a quella a due vie (conosciuta anche come comunicazione interpersonale). Un cambiamento che rende la nostra partecipazione più complessa, ma che dà maggiori risultati in termini di visibilità. A cosa mi serve il Profilo LinkedIn in questo caso? La visibilità può essere pensata come uno strumento concreto per traguardare una o più mete. La ricerca di lavoro può sintetizzarle tutte, sia se la pensiamo come assunzione in un’organizzazione (ad oggi sono presenti circa 140.000 profili aziendali) o come modo di proporsi all’esterno se siamo professionisti. Per contro, la ricerca di visibilità fine a se stessa, anche quando sembra aver successo in termini di approvazione (mi piace o consiglia), di condivisione o di discussione, tende ad essere percepita in modo negativo soprattutto se reiterata nel tempo. Seguendo la sollecitazione che ci ha portato a rappresentare il nostro profilo come una variabile X, possiamo affermare che la visibilità pone un segno positivo di fronte alla nostra variabile (+X o +nX) se gestita correttamente, oppure un segno negativo (-X o -nX) quando diventa un mezzo per cercare “attenzione” a qualsiasi costo. Tempo da investire: dieci minuti al giorno. Per approfondire l’argomento leggi anche Siamo tutti Brand Ambassador? Profilo LinkedIn: se il mio obiettivo è il posizionamento Spesso confuso con la notorietà e il successo, il posizionamento nel web richiede un serio investimento in termini di tempo e capacità strategiche, e dei tre obiettivi è quello che ci avvicina di più al concetto di Personal Branding. Potremmo definirlo come una vera e propria attività di intelligence e la definizione della stessa parola può aiutarci a capirne il senso in questo contesto. Posizionamento: azione di disporre qualcosa o qualcuno nella giusta posizione (sinonimo di collocazione). Quindi, il primo passo della nostra strategia di posizionamento su LinkedIn come professionisti (di qualsiasi settore o ambito) coincide con la capacità di capire qual è la nostra giusta collocazione nel panorama del lavoro. Un risultato che possiamo traguardare avendo uno sguardo – il più possibile neutro e obiettivo – che ci permetta di delineare i contorni della nostra identità professionale, sia in termini hard (ruolo ed esperienze) che in termini soft (qualità e competenze) e facendo un sano confronto con chi fa il nostro stesso mestiere in Italia o all’estero. Queste due chiavi ci permetteranno di conoscere le coordinate del nostro posizionamento e, quindi, di decidere quali azioni sono necessarie per migliorarlo. In questa fase troveremo una preziosa alleata nel primo dei tre obiettivi descritti in questo articolo: la presenza. Se invece pensiamo al posizionamento in termini competitivi dobbiamo allearci con il secondo dei nostri obiettivi, la visibilità, implementando l’attività di condivisione di contenuti esterni, con quelli scritti da noi. La dimensione autorale ci permette di essere percepiti come esperti e opinionisti del nostro settore, a patto naturalmente di esserlo o almeno di provarci seriamente. A cosa mi serve il Profilo LinkedIn in questo caso? Creare contenuti (testi, immagini, video, infografiche) di nostre esperienze e idee, utilizzando un blog proprietario oppure scegliendo quello che LinkedIn ci mette a disposizione (Pulse), sono un investimento in termini di tempo e audacia che può darci ottimi frutti e che, a differenza della sola presenza (statica) o della sola visibilità (effimera), getta le fondamenta della nostra reputazione online. Concludendo il parallelismo con la matematica che ci ha portato a rappresentare la presenza su LinkedIn con una variabile X e la visibilità come il segno + o – da apporre di fronte ad essa, quella del posizionamento può essere rappresentato dalla sua elevazione a potenza. Il nostro posizionamento quindi potrà diventare X² o X³ e così via, man mano che investiremo concretamente sul nostro Personal Branding. Tempo da investire: variabile e dipendente dal posizionamento desiderato o raggiunto. Per approfondire l’argomento leggi anche Come valorizzare i propri contenuti su LinkedIn Profilo LinkedIn: i perché di questo articolo In cima alla lista metto sicuramente il fattore temporale. In pochissimi anni il mondo del lavoro ha costruito una liaison strettissima con quello della comunicazione, e capirlo farà la differenza ancora per un manciata di minuti, prima che tutto questo diventi normale e quindi non sia più un fattore distintivo. Investire nella comunicazione di se stessi quindi è strategico. Farlo attraverso un profilo LinkedIn è il modo migliore. Il secondo ha a che vedere con la mia esperienza come consulente nella realizzazione di molti profili LinkedIn. Nel fare questo lavoro il dato più rilevante che emerge non riguarda lo strumento in sé, ma le persone: ogni profilo LinkedIn progettato con i miei clienti ha reso evidenti storie professionali belle e importanti, che prima restavano nascoste. A seguire una serie di perché semplici tra cui scegliere: per cercare o cambiare lavoro, perché molte persone e aziende che incontrate vi cercano, perché molte persone e aziende che non conoscete vi possano trovare, per conoscere e confrontarsi con professionisti di tutto il mondo, perché porta traffico al vostro sito e, infine, perché il vostro profilo viene indicizzato dai motori di ricerca. Decidere di essere presenti, visibili o posizionati non è necessariamente una scelta di livello (in ordine crescente), ma di buon senso. La migliore strategia rimane quella di saper governare ogni strumento a seconda delle nostre esigenze e necessità, sapendo come farlo. Voglio chiudere però questo articolo, decisamente serio, con una nota inusuale: è possibile trovare su LinkedIn anche un bel gruppo di burloni che si diverte ad usarlo nei modi più impensati. Per saperne di più, troverai un mio articolo nella stanza dedicata alla Comunicazione Digitale su Webificio: Profili Linkedin, quando la fantasia supera la realtà. Scrivi Cancella commentoLa tua email non sarà pubblicataCommentaNome* Email* Sito