Relazionarsi con gli altri attraverso diversi tipi di linguaggio è sicuramente una cosa naturale per ogni essere umano e la tendenza è quella di farlo senza pensarci troppo. Niente di sbagliato, finché non decidiamo di utilizzare un canale che risponde ad un brand definito. In questo caso la nostra comunicazione necessita di un piano editoriale.

 

Il panorama è cambiato notevolmente negli ultimi anni, dandoci libero accesso ad innumerevoli mezzi di comunicazione, gratuiti e facili da utilizzare. Un patrimonio a disposizione di tutti. Una possibilità reale per pochi. A colmare la distanza tra queste due opzioni, c’è la strada che ci porta dal comunicare al fare comunicazione, e uno dei mezzi per farlo è il piano editoriale.

Come comunichiamo? Partiamo dalla diagnosi

Prima di passare a capire di cosa si tratta, è necessario essere consapevoli del fatto che le possibili direzioni di una comunicazione web sono di tre tipi:

  • sbagliata: il caso peggiore perché lede la tua reputazione, della tua organizzazione o del tuo progetto
  • inefficace: in questo caso ti sta dando meno risultati di quanti potresti ottenerne, quindi ti manca qualcosa
  • strategica: ovvero una comunicazione pensata in termini di direzione e strumenti, e valutata nei risultati.

Un circolo virtuoso è quello che ci porta ad accorgerci quando siamo nella prima situazione, provare a cambiare transitando dalla seconda e, infine, decidere di voler arrivare alla terza. Non è un percorso lineare con una partenza e un traguardo, ma assomiglia di più ad un viaggio fatto di piccole storie ognuna con il suo inizio e la sua fine.

Come cucinare un Piano Editoriale

Il mezzo più adatto a progettare il miglioramento della nostra comunicazione web è il Piano Editoriale. Uno strumento che necessita di competenze ed esperienze specifiche, non improvvisabili.  Però agli esperti possiamo rubare qualche idea per crescere, passando da una comunicazione estemporanea ad un progetto di Content Marketing.

ingredienti-piano-editorialePensiamo al piano editoriale come ad una ricetta dove gli ingredienti sono i contenuti (informazioni, immagini, video, articoli, etc etc), impastati con maestria utilizzando un calendario di condivisioni. Come in una ricetta, la qualità degli ingredienti e l’esperienza sono gli elementi che determinano il nostro successo. Ma, come per ogni ricetta, la prima scelta riguarda il piatto da preparare, ovvero l’obiettivo. Non averlo significa scegliere ingredienti a caso, mischiandoli tra loro, sperando in un risultato che dovrebbe avere del miracoloso. Inoltre, non avere un obiettivo per quanto generico, ci impedisce di misurare il risultato e di capire cosa funziona e cosa no.

Riassumendo ci serve un obiettivo, cercare e produrre contenuti, definire dove e quando pubblicarli. Per un approfondimento di questi tre elementi chiavi, vi rimando ad un articolo dedicato di Valeria Castelli scritto per il blog di Ninja Marketing. Altri articoli sono disponibili nel web facendo una ricerca su Google con le chiavi content marketing e piano editoriale.

Chiarito l’obiettivo e la strada per raggiungerlo, durante il nostro viaggio possono esserci d’aiuto altri elementi per arricchire la nostra content strategy, che ho sintetizzato nelle regole delle 10A.

Azione: la costanza nella pubblicazione e l’attenzione al nostro progetto comunicativo sono chiavi di successo
Autorevolezza: esporsi in prima persona creando contenuti originali e utili
Accuratezza: uno stile fruibile e fluido, ma soprattutto senza errori è alla base di ogni contenuto
Apprezzamento: utilizzare informazioni dall’esterno è prassi comune e auspicabile, citare la fonte è doveroso
Accattivante: immagini belle e uno stile originale sono un modo per attirare l’attenzione e farsi ricordare
Accortezza: percepire i segnali del mondo circostante e quindi modificare la nostra strategia di content marketing
Aggiornamenti: essere un punto di riferimento per le novità che riguardano i nostri temi
Apertura: invitare altre persone a contribuire al nostro progetto, allargando i punti di vista
Ascolto: rispondere ad ogni intervento esterno valorizzando i contributi di ognuno
Analogia: studiare e confrontarsi con altri siti, blog, pagine che trattato gli stessi temi

Considerate queste dieci parole come se fossero delle spezie per rendere speciale la realizzazione del vostro pia(tto)no editoriale, da utilizzare quando servono e nelle dosi giuste. L’esperienza sarà la migliore insegnante in questo.

Piano Editoriale: cosa fare di più

Una volta raccolti tutti gli ingredienti e gli strumenti per cucinare il nostro Piano Editoriale, non resta che mettere a frutto l’esperienza quotidiana, tenendo presente che nel momento stesso in cui si comincia a fare comunicazione, ogni errore (ne facciamo tutti) diventerà una lezione che ci permetterà di migliorare.
Frase scritta con macchina per scrivere: It's all in how you look at thingsVi lascio con un pensiero che vi ispiri e un’esperienza concreta: un buon Piano Editoriale è fatto di idee che diventano progetti e, a questo proposito, vorrei parlarvi di un caso che ci riguarda da vicino. Il blog Another Point of View è realizzato da un gruppo di autori che propongono articoli su diversi temi, tra questi uno è particolarmente esplicativo di un’idea che diviene progetto all’interno del nostro piano editoriale: Parole come perle, di Roberto Rizzardi.
Un esempio su come arricchire un blog con contenuti molto curati, trasversali (le parole sono importanti per tutti gli autori) e coerenti con un sito di comunicazione.

Qualsiasi tema trattiamo nel nostro blog o anche nella pagina Facebook, non ci sarà difficile pensare ad alcuni sotto-progetti che come isole hanno vita a sé, ma sono anche parte dell’arcipelago. Studiare il nostro caso può aiutarvi a capire come farlo.

 

 

2 Risposte

  1. Gianfranco Personé

    Tutti noi comunichiamo per ottenere qualcosa: ascolto, affetto, stima, riconoscimenti, ecc.. Tutti abbiamo incominciato a farlo dal momento in cui siamo nati, forse anche prima, prima ancora di saper parlare. Il neonato lo fa così bene che ottiene, da chi lo ha in cura, ciò che desidera. Questa capacita, generalmente, si sviluppa e migliora nel tempo con l’esperienza, la cultura e le relazioni sociali. Spesso però noi confondiamo quello che è capacità innata, istinto e abitudine, senza valutare gli effetti della nostra comunicazione, cosa viene percepito dagli altri, quale coerenza traspare da cosa diciamo e come lo diciamo, quanto ascolto otteniamo, quanta empatia e quanto “ricordo” lasciamo. Questi elementi fanno la differenza che rendono una comunicazione efficace, ovvero che rafforza la credibilità delle persone e che offre maggiori possibilità di ottenere risultati in tutti gli ambiti di relazione, sia nella vita privata, che nella vita pubblica o professionale. Ecco perché, Paola, trovo questo tuo articolo molto centrato e puntuale per chi nel web vive e lavora; grazie per essere sempre attenta, propositrice di stimoli e idee, di essere ancora una volta un passo avanti e di aver creato questo blog “Another Point of View” e aver messo insieme un gruppo veramente speciale.

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    • Paola Cinti

      “…una comunicazione efficace, ovvero che rafforza la credibilità delle persone e che offre maggiori possibilità di ottenere risultati in tutti gli ambiti di relazione, sia nella vita privata, che nella vita pubblica o professionale.”
      Grazie Gianfranco per l’intervento puntuale e gentilissimo (come sempre) e ho scelto questa frase perché è quello che avevo in mente quando ho deciso di pubblicarlo.
      Negli ultimi dieci anni siamo diventati tutti dei media grazie ai social network, ora è il momento di diventare editori di noi stessi, dei nostri progetti e passioni. Abbiamo imparato a navigare nel web, ora è il momento di mettersi al timone se non vogliamo essere eterodiretti.

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